venerdì 27 settembre 2013

Trasloco avvenuto. E papera... gonfiabile!

Eccomi riemersa dagli scatoloni! E la casa è praticamente tutta a posto, tranne che per la parte “studio”. Dovrò comprare solo un tavolo e due librerie. Ovviamente IKEA, ma non pensiate che mi sia già arresa alla casa da catalogo. Ora vi spiego tutto con ordine.

MARTEDI MATTINA: Ho lasciato l’Italia con la fregola di arrivare qui a Pittsburgh nuovamente. Penso di essere stata abbastanza raggiante per tutto il viaggio. Che è andato bene, sebbene abbiano fatto una sosta ad Halifax, prima di farci atterrare a Newark. Ci hanno detto che dovevano per forza fare un controllo alle toilettes, e che per motivi di sicurezza non potevano aspettare oltre. Ce lo avevano detto già a Malpensa e a me è sembrato molto strano: cioè, dopo 5 ore e mezza di volo, ci eravamo tutti rassegnati ad usare 3 toilettes su 6, facendo turni in maniera molto ragionevole. C’era proprio bisogno di atterrare quando mancava un’ora alla destinazione? Non so cosa pensare, ma hanno detto che ci ricompenseranno per il disturbo. Siamo comunque arrivati in tempo e stavolta alla dogana non mi hanno fatto storie. Si vede che sto giro ho beccato il poliziotto buono!

MARTEDI SERA: Arrivata a Pittsburgh, Marcella -la mia carissima amica Italiana nonché guru personale- mi ha raccolto e accompagnato a casa, quella “vecchia”, dove il cugino è stato molto contento di vedermi. Mi ha fatto vedere tutte le ultime novità occorse in un mese e mezzo e io ho superato ampiamente le 24 ore senza dormire. Il mattino dopo, alle 5:30 ero comunque sveglia e poco oltre ero già lavata, stirata, colazionata e con tutte le scatole pronte per essere caricate sul furgoncino. Ragazzi, dovete capirmi: è 5 mesi che sogno ogni dettaglio, anche il più stupido, del mio trasloco. Non vedo l’ora. Ho usato la compagnia U-Haul e ho affittato per 4 ore il furgoncino più piccolo. Io mi aspettavo un IVECO Daily, e invece era una piccola corriera. Poco male: nonostante le strade strette, le curvette, le colline e il manto stradale a groviera, ho caricato scatole, mobiletto e bicicletta. Tutto assieme, tutto da sola, e l’ho portato in casa nuova. Dove ho scaricato tutto da sola. Poi ho riconsegnato il furgone che, nonostante il piccolo tragitto, ha bevuto un sacco di benzina. Che ho fatto da sola al distributore, senza battere ciglio.
Sto decisamente “raising the bar” (alzare il livello) per quanto riguarda quello che posso fare. Sono anche passata in studio, a fare un saluto, nonché a bullarmi del mio furgoncino. Non ho fatto i “freni a mano” nel parcheggio, ma poco ci mancava.

In casa nuova era già tutto pronto: luce gas e acqua calda. Ho dovuto solo aprire le scatole e creare gli ambienti. Le foto parleranno da sole. La mobilia c’era tutta, ma dovevo comprare qualcosa per la cucina, per cucinare.






per ora beccatevi la cucina

Gran parte delle cose le ho comprate in un posto di seconda mano, perché non volevo delle ceramiche IKEA, così omologate. Ho trovato, invece, cose molto buffe e perfette per il mio scopo. Le cose più importanti, comunque, le ho comprate nuove al supermercato. Dell’IKEA prenderò molto poco. Cioè, io parto con quell’idea, poi vedremo. Ci andrò tra 10 giorni.

La mia nuova zona è molto particolare. Meno ricca della precedente, che era proprio di lusso, ma molto più interessante. La cosa più bella è che ho tutto a portata di mano. Forse ancora meglio della casa che ho affittato per 4 mesi in inverno. Con la bici arrivo subito ovunque io voglia andare e questa cosa è fondamentale per me. Non voglio più dover arrancare in collina: non in inverno soprattutto.
Il tempo, per ora, è ancora bello e molto caldo di giorno. Al mattino però fa freddino, ovviamente. 

L’evento più bello è stato stasera, con la papera gonfiabile alta 40 piedi, che galleggiava nei fiumi. Tantissime persone si sono radunate per vederla, spaventoso! Non ho mai visto così tante persone e devo ammettere che ne ho avuto anche fastidio. Non potevo muovermi e il casino era davvero troppo, persino per me.  Comunque Pittsburgh si è rivelata ancora una volta la città del “possibile inimmaginabile”.
È valsa proprio la pena di venire a vedere questo spettacolo. Ovunque c’erano bancarelle di cibo e prodotti di arte e design. Forse un po’ paccottiglia, il più delle volte, ma è sengno di un economia positiva, che ci prova. Sono contenta di essere di nuovo qui.


Finalmente a casa!





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