domenica 13 ottobre 2013

Mettetevelo nella zucca



Ci risiamo anche quest’anno: Halloween non è nemmeno alle porte, e la città già si colora di arancio. Devo assolutamente trovare qualcosa da mettere fuori dalle finestre, per dare l’idea di “Halloween”. Un disegno di zucca andrà benissimo, ma devo farlo/comprarlo. Il giorno ufficiale quest’anno sarà giovedì 31 ottobre. Il sindaco ha ordinato che, per i bambini, il trick-or-treat (in inglese: scherzetto o dolcetto, al contrario rispetto che a noi) avverrà tra le 5:30 e le 7:30. Io non ho idea di cosa farò quel pomeriggio/sera, ma se andrà come suppongo, potrei essere già in giro per locali a festeggiare il MIO di Halloween. Però… mi piacerebbe vederli “in faccia” i bambini che chiedono caramelle. Chissà come saranno travestiti!
Senza divagare oltre, ieri sono andata ad un festival della zucca, tutto dedicato ai bambini, con tante attività per farli giocare assieme e per imparare un po’ di cose. Tra i giochi: ficca la mano nella paglia e scopri cosa trovi. Tra le cose da imparare: come funziona un’ambulanza (con tanto di fantoccio che assomiglia a Berlusconi). Tra le cose da toccare: caprette e pecorone (what?!?!). Tra le cose da venerare, celebrare e decorare: un prato pieno di zucche. Io ero abbastanza entusiasta, devo ammettere, perché era un casino di colori e bambini. La cosa più bella era vedere questo gran mischione di colori, etnie,  “classi sociali”… I bambini ci insegnano come stare assieme, anche se noi non vogliamo proprio imparare. Ma se tanto mi da tanto, io spero che in una quindicina d’anni questi bambini –ormai adulti- facciano di questo mondo un posto migliore. Cioè, dipenderà da come glielo lasciamo, questo mondo. Ma proseguiamo.
Venerdì sera avevo partecipato ad un party molto fighetto, a casa di un amico architetto. C’erano tante persone e lui ha una casa che sembra uscita da una rivista di architettura. Da bravo “architetto bravo” ha fatto una casa che è un capolavoro di spazi e finiture, con pezzi di design molto appropriati. Posso dirvi che –fino ad ora- questa è la casa più Milanese che ho visto, in America dal vivo. È proprio elegante, bilanciata, nè troppo, nè troppo poco: tutto è appropriato. Non ho foto dell’evento, perché sono stufa della macchina fotografica. Però farò come nelle antiche Gazzette di fine ottocento, dove i giornalisti invitati raccontavano per filo e per segno cosa è successo, chi ha partecipato, come era vestito, cosa ha bevuto e poi in che stato se ne è andato.
Io sono arrivata lì con altri due amici carissimi, che mi hanno dato uno strappo in macchina (andata e ritorno). La festa era cominciata da un’oretta e il padrone di casa era già impegnato con ospiti. La casa era piena zeppa e mentre noi entravamo, ci siamo imbattuti in qualcuno che usciva, cercando disperatamente le sue scarpe (il mio amico le fa togliere a tutti, per visitare la sua casa). In una festa con una 50ina di persone, si parla di 100 scarpe circa. Per trovare le tue, il segreto è andare via per ultimo.
Saliti al piano “nobile”, il party si è offerto a noi nel pieno della sua varietà. C’erano persone di tutti i tipi, professioni, gusti e vestiti. Qualcuno era super classy (io e altri amici) altri erano molto easy (tanti) e qualcun altro non ha rinunciato al vestito un po’ da lavoro. Di solito si tratta di artisti, architetti, gente nel mondo della musica, che sono sempre vestiti di nero, con qualche dettaglio riconoscibile. La loro divisa la indossano in tutte le occasioni, sempre uguale nonostante la stagione cambi.
Su due tavoli c’era un po’ di cibo tipo salsine, creme, prosciutti italiani e formaggi eccellenti. Fuori, sul patio, la zona bevande, con un ottimo mojito che mi ha permesso di dare il meglio di me. Ho parlato con un amico giornalista, con dei designer, con un art director, con altri architetti, con una donna parroco, con un collega di lavoro, con un gatto obeso, con la direttrice di un’università e con un signore un po’ sbronzo che non ho capito cosa facesse, ma suppongo giardini o simili.
Adoro la casa del mio amico: ci sono delle sedie stupende, tutte di design scandinavo, e questa volta c’era anche una sedia di sua invenzione, in vetro, con un sistema che la riscalda elettricamente. Per tutta la sera è stata a disposizione degli ospiti. Io l’ho provata e mi è piaciuta. Il design può essere migliorato, ma l’idea del vetro caldo è interessante.
Un pezzo forte del salotto è una statua appesa al soffitto, molto concettuale, fatta da archi di metallo che si incrociano nello spazio. Buona parte della serata è stata spesa da me e altri amici a commentare tutti i possibili usi pratici per una statua del genere, che occupa una stanza. Io ho proposto appendino per i vestiti bagnati, oppure porta attrezzi da cucina. Ma l’uso che ha scatenato l’ilarità generale è stato anche “ballo del limbo”. Ci sono archi che arrivano ad altezze diverse, quindi a seconda del livello, uno potrebbe benissimo fare delle gran sfide di limbo.
Mi sono divertita molto, anche se al momento di uscire di casa -prima del party- avevo ben poca energia avanzata dalla settimana poderosa che ho passato. Mi ha fatto ridere il fatto che, alla festa, alcune persone non conoscessero benissimo il padrone di casa, e che la maggior parte fosse decisamente brilla, già molto presto. Il party è stato un successone, tutti sono stati contenti.


Zucche e party a parte, sono andata a fare un giro della mia zona, mentre aspettavo il bucato. È molto diversa dalla precedente, nonché molto dversa da Lawrenceville, dove ho vissuto per 4 mesi. Insomma, vedetela voi. Questo è solo una piccola parte, per lo più nelle vie secondarie. Farò anche altre foto, prossimamente. 



Sabato sono finalmente riuscita a vedere un hotel di lusso ricavato da un ex convento benedettino. Si chiama The Priory. È dietro casa mia, in pratica. Alla concierge c’è Henry, un signore molto distinto, Italo-Americano ma per davvero, che sa l’Italiano, proveniente da Bolzano. L’hotel è molto bello e hanno anche una chiesa (vedi foto) ora adibita a salone di banchetti, per matrimoni etc. Molto carino, se mai dovessi invitare qualcuno, lo sbatto in convento, ahaha!
 Sopra e sotto: due foto dal sito ufficiale dell'hotel. 
Posticino, neh?!

Domenica sono stata in giro dalle 8.30 alle 3 del pomeriggio, senza stop, in bici, per fare diverse cose. Sono andata di nuovo al gruppo di conversazione in Italiano, dove devo ammettere che ci sono persone adorabili. È davvero bello stare li. Per due ore si è chiacchierato in italiano e in inglese, a sprazzi, del più e del meno. Ho deciso che voglio mettermi in gioco, e dare una mano a creare piccoli eventi per il gruppo. Sono belle persone, e sono sicura che mi farà bene variare un po’ le mie conoscenze.

Sono andata anche a ritirare il piatto del gufo, finalmente cotto, e poi a comprare una giacca un po’ più pesante. Mi sto preparando all’inverno, anche se non è ancora il momento. Mi piace essere pronta, e infatti ho anche lavato già tutte le sciarpe, per la prossima stagione.

Concludo il post parlando del caffè pomeridiano che mi ha dato la forza psicologica di inizarlo, questo post. Non avevo voglia di moka e quindi sono uscita per cercare un caffè americano. Sono andata in un posto che pensavo fosse aperto (il gestore era dentro) ma poi ho scoperto essere chiuso. Il gestore, siccome avevo già chiesto il caffè, mi ha offerto una tazza (gratis!) della brocca che aveva appena fatto per lui. Senza parole! Troppo gentili qui a Pittsburgh.




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