sunset sull'Allegheny: verso PNC park - stadio di baseball
Certo che vivere a Pittsburgh, per me, è davvero entusiasmante. Il
numero di cose che faccio e la loro qualità mi rendono difficile tenere traccia
di tutto. Ho deciso che terrò una sorta di “lista della spesa” giornaliera, e
poi farò il post col meglio del meglio.
Il problema è che ci sono anche tantissimi eventi culturali a cui
partecipo, che meriterebbero delle recensioni lunghissime solo quelli.
Figuratevi che a volte partecipo a più cose in un solo giorno, perché qui
sembra tutto così irrinunciabile che scegliere risulta impossibile.
I giorni radicali del titolo, per esempio, si riferiscono innanzitutto
a una serie di aperture straordinarie in alcuni musei, che per una domenica
sono gratis. Parto con questo perché in ordine cronologica è la prima cosa che
ho fatto, domenica. Sono finalmente andata, per la prima volta (e gratis) al
Museo dei Bambini, dedicato all’apprendere tutto il possibile in maniera tutta
Americana: ossia clamorosa. Vi dico solo che per far capire ai bambini cos’è la
gravità terrestre, hanno creato una stanza arredata inclinata di 25 gradi, che
ti disorienta completamente. Io stavo per vomitare: era impossibile starci per
più di due minuti. Non so che stomaco (e che cervelletto) avesse la ragazza che
controllava i bambini nella stanza. Io ne ho travolti 4 in un solo passo,
cadendogli sopra. Perché la gravità dipende tanto anche dalla nostra vista e da
come percepiamo le cose. Io stavo per morire…
Per cambiare aria e tema mi sono diretta al Museo di Andy Warhol (anche
lui gratis) che è il mio preferito. Qui i
bambini è meglio lasciarli fuori, dato che il 60% delle cose esposte sono
sconce o sconvolgenti. Però, se vuoi fargli capire cosa sia un trangender o un
fricchettone o una baldracca (voglio usare un termine un po’ desueto) allora
quello è il posto giusto.
Tornata a casa, dopo essermi ripresa soprattutto dal Museo dei bambini,
ho trovato un regalo appeso sulla porta. Il mio vicino Vince (Italiano anche
lui come tanti altri – ne ho già parlato del tema “sono Italiano anche io”) mi
ha mandato un biglietto di benvenuta (<<Per Signora Beatrice>>
cit.) più un pacco di pasta agli spinaci e del basilico fresco, nonché del
basilico in semi - comprati in Italia, ha scritto sul biglietto. Di Vince ne
parlerò ancora in futuro.
Parliamo invece del pomeriggio di domenica, dove sono andata all’IKEA
perché non resistevo più senza pentole. Ho preso il bus e ad un certo punto tutti
si sono attaccati al finestrino, a fare foto. Indovinate perché? La risposta è
gialla, grossa e gonfiabile: la papera!!!
All’IKEA mi sono dedicata alla spesa con una precisa lista divisa per
ambienti, che comunque mi è costata ben $200, ma almeno sono a posto. Ora mi
manca solo il tavolo e il Billy, la libreria, ma per quelle cose aspetto
Marcella, domenica prossima, che mi dà uno strappo in macchina.
Tornata a casa, carica come una bestia, mi sono dedicata alla
sistemazione di tutto e poi mi sono vista “A piedi nudi nel parco” su Netflix.
Un film con Jane Fonda. Ho attivato il mese di prova di Netflix, per capire se
mi piace, ma in realtà i film che voglio vedere non ci sono tutti. Mi consolo
guardando tutte le serie della Fletcher, in lingua originale, che sono quasi
meglio di quelle doppiate in Italiano.
Lunedì, è stato un giorno un po’ particolare perché sono andata in
studio per la conferenza di inizio settimana. Facevano il punto della
situazione di alcuni progetti dove ho lavorato in passato, ed è stato bello
vedere lo stato di fatto. Ero molto tesa ed emozionata, perché comunque mi
sento un po’ sotto pressione. Insomma: non gioco in casa e le regole le sto
imparando. Ogni giorno è un’avventura.
Nel pomeriggio, rigorosamente passato a casa, ho aiutato la mia amica
Mindy a rinfrescare il logo di un progetto al quale lavora. Si chiama
C.L.I.M.B. (“arrampicare”) e tra i vari progetti organizzano degli hiking
(gite) a New York, per sensibilizzare dei ragazzini. Ecco il logo che ho
“digitalizzato”:
Alla sera sono andata a casa della mia amica Alex e del suo fidanzato
Keith. Due carissimi amici che lasceranno Pittsburgh per 9 mesi. Dovendo
sbarazzarsi di un sacco di cose (che non possono portare con loro) hanno
invitato amici per donare un po’ di roba. Io ho preso qualche tazza, delle
posate, una bella padella e poi sono stata convinta a prendermi un tavolino da
salotto (che mi serviva), una tavola da disegno (lasciamo stare, buffissimo!),
un tavolino IKEA di quelli per mangiare davanti alla TV (che forse in Italia
non vendono, ma è un ottimo piano d’appoggio) e un vassoio di legno per la
colazione a letto (inutile se non hai chi te la prepara e porta). Le cose
piccole le ho portate in bicicletta nello zaino. Il resto me lo avrebbero
portato loro il giorno dopo, direttamente a casa. In America si fa così: si
compra, nuovo o usato, si parte, si regalano cose, si scambiano… trovo che
questa vita degli oggetti sia affascinante. Magari anche in Italia si fa così,
ma io non lo avevo mai sperimentato. I tavolini li dipingerò di bianco, per
essere in tema col mio salotto che ha molte cose bianche.
Martedì è stato il primo giorno di lavoro. Tosto, duro, strano… era
come se non fossi mai andata via, ma tante cose non le ricordavo. Per fortuna
emergevano da sole, al momento buono. Però è stato molto strano. Per la
stanchezza non riuscivo nemmeno a parlare fluentemente inglese. Devo essere
sembrata un’idiota, ma non importa. Tornata a casa, abbastanza sconvolta, ho
comunque voluto andare in Downtown velocemente per partecipare ad un aperitivo
organizzato dall’AIGA di Pittsburgh, ossia l’associazione di Designers. Greg e
Doris sono i miei amici coinvolti nell’associazione e avevo proprio voglia di
incontrarli (anche se ci eravamo appena visti sabato scorso). Quella serata,
piena di altri amici designers, sì è rivelata un’ottima soluzione per
riassettare la mente. Inoltre, era possibile fare un disegno con la scritta
“Pittsburgh”. Due settimane fa hanno organizzato un workshop con un maestro
della tipografia (io purtroppo ero ancora in Italia) e quella serata era per
esporre i proprio lavori, oppure per farne di nuovi al momento. Io ho fatto il
mio, mentre chiacchieravo con gli altri. Tra birra e chiacchiere non è venuto
un granchè, ma è stato buffo. Eccolo appeso tra quelli più seriosi:
Oggi, mercoledì, in studio è stata una giornata di quelle intense dal
primo all’ultimo minuto. C’era una cosa da fare in fretta e bene e subitissimo.
La consegna è stata persino anticipata a fine giornata e ho letteralmente
dovuto spingere al massimo. Alla fine ce l’ho fatta e tra i commenti al mio
lavoro ho anche ricevuto un << It’s BEA-utiful >> dal capo. Ero
felice e spaventata allo stesso tempo. Devo aver avuto un po’ la faccia della
lepre, di notte, che guarda i fari della macchina che arriva in velocità. Però
a fine giornata ero contenta.
Fine giornata… lavorativa, ovviamente, perché oggi avevo un’ultima cosa
da fare: andare a teatro a vedere uno spettacolo strano, di danza, musica,
teatro, video e arte – tutto assieme.
Lo spettacolo si chiamava “Kiss and cry” e la trama diceva solo che era
il racconto di storie d’amore di una signora anziana. Mi aveva incuriosito il
video di presentazione:
questo video è in francese, ma lo spettacolo era in inglese.
tutto quello che vedete viene fatto, in piccolo, di fronte a noi,
ripreso da telecamere che zoomano e sfacono i soggetti.
Tutto viene proiettato dal vivo, su uno schermo da cinema, ma una
troupe di artisti fa accadere tutto sul palco, davanti agli spettatori. L’uso
massiccio di telecamere e telecamerine montate sui modellini fa vivere tutto in
grande. Si è immersi in questo micro mondo di modellini dove personaggini
finti, trenini e mani (vere) che danzano. Una voce esterna racconta i 5 amori
di questa donna, e l’effetto finale è davvero magico. Questi artisti sono dei
draghi del video making ed editing: tutto avviene in diretta, ma pare montato
perfettamente in studio, con calma, altrove. Invece no: è tutto davanti ai tuoi
occhi. Alla fine c’è stata una standing ovation e posso assicurare che non ho
mai visto uno spettacolo più magico di questo.
Insomma: capite perché questi sono radical days? Bravi, perché io
sinceramente non capisco più cosa sia routine e cosa sia eccezionale. Ogni
momento delle mie giornate qui è eccezionale – radicale. Ogni giorno cambio
radicalmente. E mi pare, anche di mettere radici sempre più profonde, qui.
Come canta Jovanotti: è questa la vita che sognavo da bambino.
vista del PNC park, l'1 ottobre, quando i Pirates hanno vinto una partita molto importante.
Ciao Bea, sono Rachele! Anche io sono negli Stati Uniti! Precisamente a Miami! <3 La adoro! Sai ho iniziato a scrivere un blog anche io dove racconto tutto quello che mi succede di buffo! Mi hai ispirata tu, ti leggo sempre! Un bacio!!!
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