giovedì 28 novembre 2013

Thanksgiving: se non lo provi non ci credi

Vorrei solo ricordare che questo è il mio secondo Thanksgiving, ma che differenza!! L'hanno scorso è stato buffo, carino, ma quest'anno siamo su di un altro pianeta, un altro livello!
E mi viene in mente quando la mia amica Daui mi sgridava, quando mostravo distacco da questa festa Americana. Mi diceva che non capivo, che è una festa bellissima per loro, gli Americani. Mi diceva che dovevo essere più coinvolta! Ma non puoi capire certe cose, fino a che non le provi con le persone giuste, con la famiglia insomma. E quest'anno ho avuto modo di farlo davvero! Sto diventando sempre più Americana, o meglio: è una piacevole sensazione di riscoperta. Sto "ridiventando" Americana!
 Il mattino di Thanksgiving, dal nostro Hotel

Finalmente sento lo spirito di questa festa, e forse è anche perchè sono davvero piena di cose per cui devo dire grazie. Prima di tutto, per avere una famiglia (Italiana) come la mia. Poi, per avere tutti i cugini Americani, che sin dal primo giorno mi hanno accolto come se fossi veramente famiglia stretta. Poi per avere avuto la possibilità di provare sul campo (e più campi) di che pasta sono fatta. E questo era importante anche nei miei confronti, perchè volevo capire -e voglio tutt'ora- quanto eccellente posso essere, o quanto utile posso diventare, e quante belle cose posso creare. Tra le belle cose da creare includo anche le atmosfere, i momenti passati con gli amici, cene, chiacchiere... E la cosa più bella è che c'è sempre spazio per il miglioramento. Forse non potremo mai essere perfetti, ma potremo essere sempre migliori, giorno dopo giorno. (Caro P, è chiaro il concetto?!? Non scordarlo mai!)

Grazie, grazie, grazie!

E grazie di che?! Ora ve lo racconto.

Grazie per la sveglia prestissimo, visto che le sveglie delle cuginette continuavano a suonare dalle 6 del mattino in poi. Avevo le ossa rotte, dopo l'adrenalina dei giorni precedenti, ma appena sono uscita fuori, con un caffè bollente, ho visto una bellissima alba, ed è passato tutto il dolore e la stanchezza. Grazie!!!

Grazie per aver trovato la forza (grazie a Chi me l'ha data) di fare la Turkey Trot di Buffalo, 2013. 5 km sotto zero, coi cugini, e altre 14.000 persone, tutti a correre come matti, in una città dove ha appena nevicato e le strade sono pulite come il culo di un neonato. Provare per credere! "Come a Pittsburgh, uguale proprio..."
La gara è andata bene, l'ho fatta in solitaria, con il numero e nome del cugino capo. Non potevo fargli fare brutta figura! E comunque ho fatto bene, a parte il solito crampo che mi ammazza le ultime due miglia. Divento lentissima ed è un peccato, perchè potrei davvero andare veloce, ma il dolore è lancinante, come un chiodo. Poi appena smetto di correre, passa, ma nel mentre.... Porco cane!
Avevo addosso i pantaloni neri da ufficio, e poi una miriade di strati tra t-shirts e k-way. Avevo addosso anche la maglietta della Great race 2012. Poi il cappello coi pon pon, i guanti da neve, la sciarpa di Calvin Klein. Ero un misto di professionista e cialtrona, ma ho fatto la mia gara con onore, e con la peggior musica possibile, nell'Ipod. 
Alla fine della gara, siamo stati redirettati nella Convention Hall di Buffalo, dove servivano gratis snack, banane e birra. Io ho preso due bicchieri di birra alle 10.30 del mattino, perchè ci voleva proprio. È stato divertentissimo tutto, anche ritrovarsi coi cugini nel casino della hall, e poi tornare in hotel, per una doccia infinita e bollente. E che bella la T-shirt!
Grazie!
in tenuta da gara: corsa a -6° C

Grazie perchè lo scorso weekend pensavo davvero di aver perso l'iPod, ma in realtà era in una delle molte giacche. Grazie, perchè stavo già piangendo dal dolore fisico che provo, se perdo qualcosa. Sorellina, tutto bene quindi!!! E grazie ancora per il regalo!

Grazie perchè un amico mi ha prestato un libro, quello di Salinger, the Catcher and the Rye, che leggo con interesse senza sapere nulla del libro, nè di Salinger. Lo voglio prima leggere e poi studiare, con calma. Non ho nemmeno idea di cosa sia un catcher e neppure cosa sia il rye, ma non voglio scoprirlo, prima della fine del libro. Che resta una patacca di adolescenza, vista da un adulto. Una finta adolescenza, quindi, fatta di una non-storia raccontata dal protagonista, che non fa nulla di che e continua a ripetersi. Se togli tutte le ripetizioni, avresti mezzo libro. 
Ma è molto intressante, per me, e lo sto divorando, quando vado a letto e leggo. Grazie!

Grazie perchè siamo arrivati qui a Buffalo, nella tormenta di neve, e tutti i cugini (gli altri) e amici si sono preoccupati di sapere come stavamo e se eravamo arrivati bene. Tutto bene, grazie al cielo. E Grazie a tutti per il pensiero, e grazie per i numerosi inviti alle cene di Thanksgiving, da parte di amici e conoscenti che non volevano lasciarmi da sola. Grazie!

Grazie per le risate coi cugini, e il buon cibo di questi giorni. Anche se gli Americani stessi (lo leggo sui giornali) ne hanno le palle piene dei cibi tradizionali, io ho apprezzato, per la prima volta in vita mia, tutte le tradizioni possibili. La cranberry sauce, il tacchino, le mashed potatoes... Tutto è stato preparato con amore e simpatia, in maniera pregevole, io ho potuto proprio fare poco perchè tutto era preparato da altri. Ho dato una mano come potevo, portando anche dei dolci da Pittsburgh e scrivendo una letterina a ciascuna famiglia. Siamo cugini da tutto il mondo, ed è stupendo. Davvero stupendo. Grazie!
al museo

 al bowling


In cucina

E infine grazie per voi che leggete. 
Happy Thanks Giving!


sulla via di ritorno

mercoledì 27 novembre 2013

Turkey and Thanksgiving

Woah che giorni da urlo! Da dove scrivo? Ma dove ero rimasta? Ma dove vado?!? Che roba ragazzi, Thanksgiving è una festa bellissima, pazzesca, e tutti vanno veramente fuori di testa, ma è molto bello, non fraintendete. Ora vi scrivo da una Buffalo innevata, che abbiamo raggiunto in macchina, nella tormenta. Comunque tutto bene, viaggio tranquillo e non faticoso. Solo... Molto bianco! Ecco tutto. 
Sono qui con la mia famiglia americana e sono felicisiima, anche se ho dovuto fare una levataccia per fare valigia e correre al lavoro, a mettermi in riga col lavoro. Ho lasciato un paio di ore prima, causa viaggio, e c'erano cose da fare prima della fine della giornata, che per me arrivava troppo presto. Tra ieri e oggi è stato un turbinio di adrenalina, corse, fretta, neve e... Tanta gioia. 

Vi aggiornerò poco per volta, appena le cose si accumulano, perchè ne vale la pena. Domani è il giorno di Thanksgiving. i really have to say Thanks to many people, here and there, it's awesome. Ho ricevuto tantissimi inviti, ma quest'anno... Solo Buffalo! E domani mattina... Turkey Trot, 10km di corsa nella neve. Ce la farò?! Ve lo dirò. Un bacione!

domenica 24 novembre 2013

Light up the week!


Accendiamola, questa notte (cioè Venerdì notte) e diamo inizio alle feste! Non mi sono mai piaciute le feste natalizie, ma da quando sono lontano dalla mia famiglia, le adoro. È un misto di nostalgia e comunque affetto, perchè mi ricordo tutti i bei momenti passati assieme. Una sensazione positiva, tutto sommato. E molto consapevole.
Il fatto è che ora sono qui e faccio una vita tutta nuova, tutta mia, che ho voluto io, quindi la nostalgia sarebbe un sentimento sbagliato. Diciamo che penso all'Italia, con tanto affetto, ma qui ci sto davvero bene. E poi le mie settimane sono sempre dense di piccole cose, che tutte contribuiscono ad accendere (di divertimento) la settimana, ogni settimana, e non solo una notte. 
A parte rimanere incasinata con Skype, che mi ha preso molto tempo e mi ha abbattuto un pochino (mi hanno piratato il profilo - che ora non esiste più) ho fatto tante piccole cose che hanno dato senso e significato alle mie giornate. Il mio scopo è quello di andare a letto, ogni sera, e sentirmi soddifsfatta. Anche qusta settimana è andata così.

Lunedì innanzitutto è arrivata in studio una nuova ragazza, molto qualificata e professionale, oltre che simpatica. A casa, invece, ho deciso di prendere in mano dei libri di cucina che avevo già e ho deciso di imparare a fare le famose (in America) "casseroles". In pratica, mentre sfogliavo, mi sono resa conto che si tratta di un mischione di tutto ciò che giace in frigo, che poi viene sbattuto in forno. E dopo quello, una volta freddo, puoi anche surgelarlo. Viva mamma America!
Io ho fatto una sorta di gattò di patate e yams, con prosciutto e formaggio. Molto buono.

Martedì è stato un giorno molto intenso al lavoro, anche perchè il mio studio ha ricevuto un importante riconoscimento dal City Council (dal Comune) e io sono stata portata nella sala consiliare, con loro, a fare le foto "ufficiali" dello studio. Per fortuna sono riuscita a farne una stupenda, e altre buone. ma non è stato facile, per nulla! C'erano fari in ogni angolo, quindi riflessi a manetta.
A rilassarmi ci ha pensato mia madre, con i suoi simpaticissimi esperimenti (riusciti) di emails. Riceverle da lei è davvero una gioia per me. Non è certo facile per lei, che non sa usare benissimo il computer.

Mercoledì è stato il temutissimo giorno del black-out di 17 ore, per motivi di lavori in zona. Ora, io sono rimasta scandalizzata dal numero di ore, ma devo ammettere che non ne ho praticamente risentito. E poi mi è stato detto che non è stato così lungo. Io ho avuto solo qualche problema al mattino, a colazione. Ma l'unica cosa elettrica che dovevo usare (a parte internet, per la radio sull'iPad) era la mia bella moka elettrica per fare il caffè. Il problema è stato risolto a monte, la sera prima, facendo il caffè in anticipo e poi scaldandolo al mattino, sul gas. No drama, quindi, e per truccarmi ho usato una candela, anche se l'operazione non mi prende più di un minuto. 
Alla sera, posto che avevano detto non ci sarebbe stata elettrcità fino alle 8, ho fatto in modo di rimanere in studio più a lungo e poi di andare fuori a cena con Marcella. Siamo andate in un posto Thai, molto buono, chiamato Little Bangkok. Lì ho chiesto un insalata col pollo e ho preso coraggio chiedendo "piccante 10". Devo ammettere che mi ha purificato completamente, era buona, non ho sofferto troppo, ma l'insalata era piena di semi di peperoncino, che davano una croccantezza molto insolita. Perturbante, oserei dire. Ma sono sopravvissuta e dopo cena siamo anche andate ad un evento Internations lì vicino. Si tratta di un'associazione che organizza happy hours o cene tra professionisti stranieri, da tutto il mondo. Ho sempre modo di conoscere gente interessante, e stavolta ho anche incontrato un ingegnere di Genova, Alessio, molto simpatico ma anche molto pendolare, tra Ita e USA. È sempre interessante confrontare le esperienze di noi Italians all'estero. Molto istruttivo. Dopo "una certa" (espressione che mia sorella odia, ma non usavo da un po') ho dovuto tornare a casa, per cucinare in anticipo un antipasto per una cena di Thanksgiving tra amici. Ho fatto delle polpette di manioca e cavolo, con formaggio, visto che ognuno doveva portare qualcosa.

Entriamo quindi nel giovedì prima di Thanksgiving, che in studio era un giorno speciale. A pranzo i capi hanno fatto un bel discorso, sempre legato ai 25 anni di attività, e poi abbiamo assistito ad una presentazione su di una conferenza organizzata a Pittsburgh, sul tema delle ex città industriali. Si chiamava Remaking Cities Congress.

Su quella presentazione ci ho lavorato molto in settimana, ed è andato tutto bene. Per me è stata un'ottima occasione di approfondire la mia conoscenza su Pittsburgh e capire molte dinamiche urbanistiche, con esempi da tutto il mondo. Si parlava persino del caso di Torino, città che amo decisamente. Era una collaborazione mondiale, con molti contributi dall'Europa. pensate che era coinvolto anche il Principe Carlo, da Londra, con tutti gli onori, perchè 25 anni fa era a Pittsbyrgh per la prima conferenza, e pare (l'ho scoperto solo ora) che sia coinvolto in associazioni di buona progettazione urbanistica, e che si sia dato da fare per migliorare molte città ex-industriali in Gran Bretagna. Bravo Principe!


Alla sera, la cena da questi amici è stata deliziosa, divertente e super welcoming. Tutti hanno detto grazie per qualcosa, nella migliore tradizione di Thanksgiving, ma tutto era messo sul ridere. Il cibo era buonissimo e c'era anche un tacchino enorme, proprio come nei fumetti. Era semplicemente perfetto, un'ottimo modo per dare inizio alle festività. Meno impegnativo che con le famiglie, e comunque molto significativo lo stesso. Una cosa da amici, sincera e simpatica.  
La casa degli ospitanti era in una zona di Pittsburgh che non avevo mai visto (si chiama Troy Hill) ma che rivisiterò ancora con calma. So che c'è una chiesa con il maggior numero di relique di Sant'Antonio, che nemmeno a Padova. Tutti, soprattutto i non cattolici, mi dicono di andare a vederla. Sono curiosissima. Quella sera era già notte, e non ho visto molto. Ho capito però che era molto in collina, con vista su fiumi e Downtown da fare invidia a chiunque. E le casette hanno un loro carattere molto continuo lungo le strade. È stata una biciclettata davvero piacevole.

Venerdì invece era il giorno della Light-Up night. In pratica, tutta Pittsburgh si accende a Natale, con tanto di fuochi artificiali. C'è il solito party sul ponte, pieno di persone e di bancarelle di cibo, nonostante il freddo.
Prima di andare lì, l'appuntamento coi miei amici era all'Andy Warhol Museum, stupendo come sempre, e appena rinnovato nel foyer e nel book-shop. Ora, considerando che si tratta di Andy Warhol, nel bookshop puoi trovare ANCHE libri, ma per lo più vendono cose inutili e scandalose. Adoro quel posto perchè si trova davvero di tutto, dai vestiti all'oggettistica, e tutto è decisamente "troppo" o perlomeno "oltre". 
Al museo c'era una sorta di happy hour (si poteva bere un paio di birre) ma io dopo la serata di giovedì non avevo certo voglia di bere nient'altro.

Ho conosciuto un disegnatore/illustratore davvero bravo e simpatico, David Pohl, con il quale si è parlato di Pittsburgh, con scambio di idee e posti da visitare molto interessante. Non so quanto sono rimasta lì, ma penso quasi tre ore, e il tempo è volato, molto piacevolmente. E ora ho una check list di cose da vedere a Pittsburgh che non finisce più. Awesome!
Poi passeggiata sul ponte e fuochi d'artificio, di cui ho messo il fotomontaggio prima. 

questo è uno dei lavori di David. 
Era un immagine per uno studio scientifico sull'interazione tra fertilità della donna e l'umore.
Se volete vederne altri, bellissimi, clikkate qui.

Sabato è sempre il giorno della pulizia, ma non solo. Innanzitutto sono andata, molto presto, ad una Rummage Sale, organizzata dalla mia Chiesa. Rummage significa tipo rovistare, quindi potete immaginare di cosa si tratta: una sorta di bolgia di chincaglierie che costano poco o nulla, ma dove puoi trovare sempre qualche perla rara. Prima di tutto, vi metto un'immagine dello spazio. Cioè, metà dello spazio, perchè non riuscivo ad includere tutti i banchetti. Era gigante!
poi un dettaglio, all'inizio, che mi ha fatto temere il peggio. Per fortuna è stato solo un attimo di debolezza, da parte di qualche perpetua.
E ora veniamo ai miei acquisti. Innanzitutto cose per la casa. Ho avuto modo di comprare, per 50 centesimi, un vecchissimo (anni 50?) stendino NUOVO, mai usato, ancora incellophanato, apposta per far asciugare i maglioni. Ragazzi, è il futuro del passato delle casalinghe! È geniale e mi serviva proprio! Si apre, si onta la retina di nylon, si attacca alla vasca con delle ventose, e poi si stende il maglione, che non si deforma. Mamma: questo non ce l'hai nemmeno tu!



 E ora il trionfo delle patacche. Ho avuto il buon cuore di mettere quasi tutto in una foto, per salvare spazio e tempo. Ho comprato due bicchieri da vino, per arrivare ad un totale di 6, perchè meno di sei persone non vengono, alle mie cene.
Poi vedete una tazza della marca Hershey's, famosa per il cacao e ora anche per cioccolati spaventosi. Io mi fermo alla polvere di cacao. Poi un piccolo mappamondo, tanto per ricordarmi che sono dalla parte opposta a voi. E poi... un tacchino di Thanksgiving! Un tacchino Father Pilgrim, suppongo, che non potevo non mettere nella mia collezione di uccelli.


Il pezzo di cui vado più fiera, però, è un libro che solo io e la mia Nonna potremmo leggere e comprare. A me è costato $1. Si tratta di storie assurde, balenghe, curiose, riguardanti "scene dai letti di morte, conversioni straordinarie e incidenti di viaggio". Ma la cosa più incredibile, e magari mi sbaglio, è che il libro ha un copyright (e una consistenza) del... 1885! Possibile che io abbia tra le mani un libro così strambo e così vecchio, per solo un dollaro?
Mi rammarico solo che è in inglese, perchè lo avrei spedito subito alla mia nonna, avida di letturacce come me. Mi ricordo ancora quando cercavo i libri più assurdi nei remainders di Milano, per poi mandare tutto a lei, una volta passata la mia censura. Censura che funzionava al contrario: se non era abbastanza strano e inconveniente, non valeva la pena di leggerlo. Che la nonna fa fatica a leggere, vorrai mica farle fare fatica per nulla!

Un altro pezzo che ho preso, anche se ho una lista molto più nutrita, riguardante gli elettrodomestici (che mamma e nonna si spartiranno a Natale) è questo sbattitore elettrico NUOVO, e recente, mai usato e tutto incellophanato anche lui. Tanto valo provare, no? e poi mi serve per la pizza e il tiramisù, quando mi vengono richiesti. Lo proverò a breve. $5. Chissà quanto dura. L'ho preso alla Rummage Sale solo perchè era intonso, e mi serviva.

Ho comprato anche una pirofila Pyrex e un piatto di vetro, con decori, in caso di ospiti. 
Velocemente, ecco altri due libri: quello a sinistra viene da Amazon, e penso che mia sorella lo vorrebbe sfogliare spesso. È davvero interessante, più di cultura, che di ricette, e mi è stato spedito da Manchester, UK. Dentro ci ho trovato uno scontrino della spesa, del 2011! 

Il libro sulla destra l'ho trovato alla Rummage Sale, e non potevo non comprarlo, con cotanto maschio americano in copertina. È un incrocio tra Antonio Albanese e Gerri Scotti. 
La mia missione, d'ora in poi, è capire quale sia la cucina americana, pizza e cibo cinese a parte. So già che troverò cose interessantissime. 


Sotto: con la farina di manioca che ho preso, ho inventato una sorta di marzapane interessantissimo. La consistenza è quella del marzapane classico, ma più soffice. C'è solo aroma di mandorle che, per come l'ho dosata, richiama decisamente la mandorla ma non così esageratamente come nel marzapane. E poi zucchero e un pelino di ginger. È buonissimo, sembra un confetto delicato e morbido, ma devo capire bene in che forma farlo: forse è meglio a biscottini singoli, perchè a forma di pane, da tagliare a fette, è meno piacevole. Nella foto l'ho tagliato a bocconcini, infatti, ed è meglio.


 Dopo la vendita di beneficienza sono andata di filato a vedere una mostra in Downtown. In realtà ero lì per seguire un workshop di decorazioni natalizie, fatte con meteriali di riciclo. Poi però ho visto che la galleria ospitava dei pezzi stupendi. Ho recensito tutto sull'altro blog: eccolo qui. Vi metto un paio di foto che ho fatto, solo per rendere l'idea: erano pezzi elegantissimi, tutti ottenuti da legni riciclati da palazzi demoliti, oppure da alberi abbattuti in contesti urbani.


Avrei invece dovuto cominciare con dirvi della grande cena a base di risotto che ho organizzato a casa di Eric (nella foto, con Mister Martin - il gatto) Eravamo in 4 amici al bar, come diceva la canzone, e io ho fatto risotto al vino rosso, per tutti. È piaciuto moltissimo e la serata è stata una intro stupenda per il resto della settimana.


Voglio esagerare e continuerò col dirvi anche che sabato sera, ieri sera, sono andata al cinema con un amico, a vedere un film del Three Rivers Film Festival. Volevamo andare ad un concerto, ma io ho pasticciato coi biglietti (cioè, non li ho presi...) e alla fine siamo andati a vedere un film in bianco e nero, muto, con un'orchestra che suonava la colonna sonora dal vivo, in sala. È stato pazzesco, davvero stupendo. Il film, del 1924, era molto interessante e il titolo era: HE who gets slapped, ossia LUI che si fa schiaffeggiare. Una storia un po' drammatica, ma interessante, su questo professore che diventa clown, quando il suo nemico gli ruba le teorie alle quali stava lavorando.
Noi siamo andati lì ma eravamo pronti a scappare in qualsiasi momento, appena fosse diventato troppo noioso. Ma alla fine siamo rimasti fino alla fine, perchè era stupendo. Una scoperta, davvero! E questa orchestra, con tre persone, suonava una musica adattissima, per un'ora e mezza, cambiando strumenti e tenendo il ritmo perfettamente. L'orchestra stessa, da Boston, ha composto la musica per il film. Ogni anno vengo a PGH per il Three Rivers Film Festival. 
Ma come fa Pittsburgh a riservarti sempre così tanta bella roba, tutto una cosa dietro l'altra?!?!

Wow... ora mi devo preparare al resto della settimana. E quest'anno Thanks Giving (quello vero, giovedì) sarà stupendo, tutto in... family! Vi racconterò a tempo debito.
Per ora saluto tutti, inclusa la mia ciurma milanese, che nonostante mi fossi ripromessa di non sentire questo weekend (a causa di Skype) poi ho chiamato e ho voluto sentire tutti tutti. 

Perchè qui ci sto bene, ho scelto io di venirci. Però la famiglia è la famiglia...



sabato 16 novembre 2013

Regular maintenance

La lavanderia mi ispira, come alternativa allo scrivere da casa o da uno Starbuck. Strano ma vero, nella mia zona non ci sono Starbucks a portata di mano e il più vicino è solo in Downtown. Per carità, mi basterebbe attraversare il fiume, ma significa comunque lasciare la mia zona, dove tutto quello che mi serve è a due isolati di distanza. Tutto, meno Starbucks...

Il titolo sta a significare che questa settimana è stata abbastanza tranquilla, a parte una spruzzata di neve notturna, subito dimenticata coi 15 gradi di oggi. Mercoledì sono andata ancora a fare volontariato, per una conferenza dove un architetto afroamericano parlava della sua esperienza di vita. È il primo architetto afro, nonchè pluridecorato nel nostro campo, nonchè l'artefice della sistemazione di Atlanta per le Olimpiadi del '96. 
Penso che nessuno se le ricordi, quelle Olimpiadi, ma io si. Forse anche mia sorella, visto che era estate ed eravamo dalla Nonna Rita. Io avevo 9 anni e mia sorella 7. Il nostro televisore (un Mivar...) all'epoca ancora in bianco e nero, quell'estate prendeva un solo canale: RAI UNO. Il che per noi era sufficiente, posto che dovevamo vedere la Signora in Giallo a pranzo e qualcos'altro a merenda nel pomeriggio. Di solito c'erano i cartoni di Solletico, ma quell'estate c'erano le Olimpiadi, presentate da un sempre eccitatissimo Fabrizio Frizzi. Non è facile rimanere eccitati durante i tempi morti delle Olimpiadi, tra una gara e l'altra, ma lui era sempre così gasato che coinvolgeva anche noi, che non capivamo nulla e stavamo li solo per leggere i nomi strani degli Ucraini, o degli Svedesi. La Nonna lasciava fare, controllando ogni tanto se c'era qualcuno di Italiano, ma senza capirci nulla nemmeno lei.
E poi la sigla: a parte la mascotte di Atlanta '96, molto buffa, c'era questa intro dopo ogni pubblicità. Faceva: "Atlant-tam-tam... Atlant-tam-tam" e io e mia sorella saltellavamo sul pavimento di pietra cantando lo stesso ritornello, tutte esaltate. Ridicolo, ma vero.

Ascoltare l'architetto che ha disegnato tutto, per le Olimpiadi (anche le grafiche per gli sport e per la segnaletica) mi ha fatto un buffo effetto. Mostrava foto delle torri luminose con cui ha ridato vita ad Atlanta. Mostrava gli stadi, foto delle Olimpiadi. E poi tutto il lavoro di una vita. Oscar Harris, cresciuto a Pittsburgh, che poi ha abbandonato appena ha potuto, per Atlanta. Qui è diventato un favorito del settore pubblico (a sua detta, il settore privato ancora lo snobba, siccome "di colore"). 
sopra, il libro che presentava mercoledì sera, tutto su di LUI

La sua presentazione è stata un trionfo dell'ego mostruoso che solo un architetto può avere: "Io, io, io, me medesimo: ho detto, ho fatto, comandavo qui e ordinavo lá".  Era quasi ridicolo. E il pubblico era invece  abituato a sentire discorsi molto più coinvolgenti per la comunità: ci si aspettava progetti che aiutassero la comunità afro a riemergere. Magari qualcosa di più su Pittsburgh e sull'Hill District. Invece quella era la storia di un self made man, uno che si è fatto da solo, che balbettava tremendamente da giovane e ha avuto solo tanti colpi di fortuna, che ha saputo sfruttare benissimo. 
A chi gli ha chiesto cosa si poteva fare per aiutare la comunitá Afro americana, lui si è limitato a dire -in pratica- di farsi valere e tirarsi fuori dai guai da soli. Ha piantato un'invettiva contro i giovani e i pantaloni bassi, sostenendo che il livello di probabilità di essere assunti è pari al livello del cavallo dei pantaloni. Finchè vai in giro con le chiappe fuori e il cavallo alle caviglie, nessuno mai investirà su di te. Uguale per il quartiere: se lasci la pattumiera ovunque, fuori in strada, nessuno si prenderà cura del quartiere, o vorrà investirci. Quindi ecco: se siete nella cacca, pulitevi da soli e tirate l'acqua dopo. Il pubblico era incredulo.

Ora, io credo che il discorso fosse giusto, ma bisogna riconoscere che ci vuole più impegno anche da parte delle autorità e del comune. Non puoi pretendere che la comunità, piena di droga e criminalità, magicamente si rialzi da sola. Semplicemente non avviene. Come architetti, possiamo fare progetti che invoglino la comunità a prendersi cura dei luoghi, o progetti che si impegnino a creare luoghi di raccolta, dove le persone possono produrre (insieme) buone idee. Anche per tirarsi fuori da soli, ma è innegabile che la municipalità debba dare una mano. 

A parte questo evento, la settimana è stata carina. Ho potuto organizzare il viaggio di Natale, quando andrò in Michigan e riunirmi con la famiglia Americana di lì e ne sono entusiasta.
Ho anche dato una mano a rinfrescare il logo di un'associazione dove opera un'amica. Gli serviva la versione Natalizia dello stesso. È venuto bene, devo ammettere e sono soddisfatta.
Poi dovrò pensare anche io a qualcosa per il mio Natale, graficamente parlando. Mi piace fare un'immagine da mandare a tutti i miei amici, o da postare su Facebook. Vedremo.
Ora ho finito di stendere i panni, a casa, e sono pronta per il resto del weekend. Andrò a vedere dei murales in una chiesa, con Marcella, e poi stasera a cena con amici. Domani Mondo Italiano, Italiano Espresso per due risate e poi forse mi fermo nella mia vecchia zona, a fare un paio di saluti. Vedremo come va. 

Niente di nuovo sul fronte occidentale, per citare un libro abbastanza famoso. Tutto procede correttamente e sto anche trovando il tempo di rilassarmi un attimo.
Spero che anche voi, in Italia, possiate fare lo stesso. Io seguo sempre quello che succede da voi, via TG1, ma mi pare che siamo sempre lì, come sempre, sull'orlo di una crisi di nervi, più che di una crisi vera. Cioè, vedremo: sono così stufa "di noi" che non so più che dire: vedremo!

Settimana prossima, tanto per mettere le cose in chiaro, mi iscrivo definitivamente all'AIRE, e sarò residente negli States. Poi vedrò di fare in modo che la mia esperienza qui sia professionalmente intelligente. Vorrei fare un paio di esami e certificazioni. Vedremo vedremo.

Un abbraccio!

sabato 9 novembre 2013

Galas a go-go



In effetti non ho più potuto scrivere molto, con tutti i party e Gala che mi sono capitati. Attenzione, non è che ho party e Gala ogni settimana. Questa è stata molto intensa a cominciare da sabato.

Ma prima di parlare del gala, vi metto due foto di roba "lasciata in sospeso":
L' operazione "corvo" è ufficialmente cominciata.
Because black, is the new black. Period.

Uno degli ultimi pani fatti: si ricomincia col pane alla zucca!
Spolverato con cocco.

Torniamo a noi ora. Il Gala era di lusso e io avevo messo il mio vestito in valigia ad agosto. Con scarpe abbinate. Per il mio compleanno ho persino ricevuto una bellissima borsetta che per caso era esattamente uguale al colore del mio vestito: invaligiata pure quella. E a quel punto la valigia sarebbe stata pronta così, con solo quelle tre cose. Aspetto questo Gala, che è annuale, come se fosse Natale o Thanks Giving. Mi diverto da morire ad intrattenere le persone, che sono tutte architetti, costruttori, community leaders, professionisti, designer, urbanisti... Nessuno mi conosce, ma tutti in qualche modo si ricordano poi di me. Quest'anno ero principalmente in compagnia dei miei amici Greg, Doris ed Eric. Più mille altre persone che conosco, tramite i lavori nello studio. Il party è stato organizzato dal Design Center di Pittsburgh. C'erano i fotografi ufficiali e quelli dal Tribune Review, un giornale locale. Così sono finita sul giornale, quest'anno. Qui potete vedere tutto lo slide show. Vi metto subito la foto che volete vedere: me (quanta modestia…!)

Il vestito era quello della laurea e il fotografo è diventato matto a calibrare la macchina sul colore. Mi ha fatto 10 foto, senza motivo, solo per calibrare la macchina. Ero la sua cartina tornasole. Questi party sono bellissimi e c'è un buffet con cibi di vario genere, dagli antipasti ai contorni, per finire con dolce e caffè. Questy parties sono una vera macchina da Guerra. Vino americano a volontà, ovvio. Il biglietto per partecipare costa, ma è importante andarci. È il migliore modo per fare Public relations che servono. Non so ancora a cosa, ma servono.

Domenica abbiamo cambiato l'ora, potendo dormire una in più. In Italia la cambiate prima di no. (L’anno scorso ero diventata matta, visto che il mio pc aveva l’ora Italiana e continuavo a fare confusion coi fusi orari). Io ero troppo contenta del party ed entusiasta com'ero, ho dormito due ore in meno. Primo, non volevo proprio andare a letto del tutto! Secondo, quando si fa festa così, si resta davvero carichi di energia. Ci si sveglia felicissimi e pronti per nuove avventure. Dopo il party, coi miei amici ci eravamo fermati nel pub dell'Hotel Wyndham, dove era stato organizzato il Gala, per concludere la serata. Ce ne siamo andati solo quando ci hanno cacciato, per chiudere baracca.

Domenica alle 11 avevo il mio solito appuntamento coi "ragazzi" che vogliono parlare italiano. Ho scoperto che Giovanna ha 87 anni, mica 70 come pensavo. È una donna simpaticissima. Poi ci sono anche altre persone più giovani, ma lei è fenomenale. <<Brava, Giovanna. Brava!>>

La settimana in studio è stata abbastanza frenetica per preparare l’altro party importantissimo: quello dello studio. Abbiamo gloriosamente celebrato 25 anni di attivitá e uno dei miei diversi compiti era preparare, stampare e appendere una mappa lunga 5 metri, con tutti i nostri progetti localizzati nella regione di Pittsburgh.
È venuta benissimo ed è stupenda. Resterà lì “per sempre” e la dovremo aggiornare di volta in volta. In più, dovremo mappare ancora molti progetti, che essendo magari vecchi di 20 anni, è difficile localizzare con l’indirizzo. Che ci serve, siccome poi tutto viene caricato in un software che crea la mappa.
In preparazione del party abbiamo dovuto pulire tutto lo studio, fare posto per il catering... Alla fine tutto era perfetto e abbiamo davvero dimostrato che siamo uno studio bellissimo e fantastico. Si lavora sodo, a volta “fa persino male”, ma poi la soddisfazione è grande. I miei capi lavorano tantissimo e li ammiro molto. Non sono di quelli che “scaldano la sedia”. Hanno molta energia e a volte li sento sbuffare di fatica, a fine giornata. Vi posso assicurare che mi dispiace moltissimo, e la stima che ho per loro sale ancora di più. Sono degli eroi, e lo dico disinteressatamente. Lo sono e basta. Buon 25esimo anniversario, studio!

Ma siccome non sono mai soddisfatta e mi piace cogliere il momento quando è giusto, e posto che era da molto che invitavo degli amici della mia età a casa (ma non riuscivamo mai a combinare, per davvero) ho pensato che venerdì 8 fosse il giorno giusto per realizzare la famosa Italian Dinner per loro. Ho cucinato in anticipo alcune cose, e alla fine il menu era glorioso. Nonostante I mezzi ridotti (poche pentole, per ora, e un po’ piccole) sono riuscita a sfamare 10 persone con:
  • Crostini all’origano e aglio, con sughino di pomodoro
  • Patate al forno, con rosmarino
  • Olive (vabbè, sottaceto!)
  • Crespelle con coste formaggio e prosciutto (fatte a rondelle, come assaggio)
  • Pasta e fagioli, con sugo di pomodoro e cipolle
  • Biscotti allo zafferano

È finito TUTTO! Non c’era nemmeno un maccherone avanzato, nemmeno un biscotto o un crostino. È stato un successo clamoroso davvero, tutti si sono divertiti e il mio salotto non è mai stato così gioioso. Ho anche fatto una piccolo presentazione di cose con cui si cresce in Italia. Il titolo era: "What if it was us, but… Italians!" Abbiamo tutti più o meno la stessa età ed è stato buffo confrontarsi con loro mostrandogli I cartoni, la musica, le merende, I film e gli eroi che anno formato noi nati negli anni 80. Dalle Big Babol a Lady Oscar, passando per Bud Spencer (e la pasta e fagioli) tutto è stato bellissimo e stradivertente. Tutti hanno inoltre adorato la casa, ovvio. Ecco un autoscatto che ci ritrae tutti:

e un po' di slides dalla presentazione:


Sabato mattina però mi sono svegliata con calma, alle 9:30. Non mi sentivo proprio al top: è stata una settimana massacrante per certi versi, ma con la mia super organizzazione, sono riuscita davvero a fare miracoli, e a fare risultare tutto bello e "felice". Ieri pensavo al mio nome, che significa “colei che dà la beatitudine”. È vero: mi è sempre piaciuto dare agli altri quello che vogliono, farli star bene. È importante saperlo fare, perchè penso sia anche la chiave del successo da un punto lavorativo. Lo step successivo sarà convincere gli altri che quello che gli dò (progetti, idee) è proprio quello che vogliono. Non sono ancora a quel livello: per quello ci vuole una buona reputazione e bisogna essere più stimati. Ci sto lavorando. Per ora  mi interessa costruire una solida base di reliability, ossia di credibilità, solidità, precisione. Voglio che la gente si fidi di me, anche perchè è un buon modo per far sì che io stessa mi fidi di me. Non che abbia dubbi, ma mi piace andare coi piedi di piombo. “Sognare grosso” ma costruire piccolo - piccoli pezzi per volta.

Filosofia a parte, poi viene questo weekend, durante il quale vi scrivo. Ora è sabato sera e sto per andare a vedere un film titolato Eurocrime, del 2012, produzione Italia-USA. È un documentario sui film polizieschi Italiani, o basati sull’Italia. Penso sarà interessante, vi dirò di più prossimamente. 
Oggi ho principalmente fatto regolare manutenzione in casa e scoperto che la lavapiatti in effetti non funziona PROPRIO PER NULLA. Più che l’allagamento, ho rischiato un incendio, perchè faceva una puzza di bruciato tremenda. Non ho potuto finire il ciclo, e alla fine ho lavato a mano. Niente di male, tanto non la userei comunque. I miei padroni di casa hanno detto che se voglio me la comprano nuova, ma io ho detto che davvero, non la uso! Quindi bene così. La userò come storage, cossia tipo credenza, che mi serve certamente di più.

Una cosa che ho fatto, subito dopo pranzo, è stato andare velocemente nello Strip District a vedere un mercato pop-up, molto temporaneo, dove alcuni negozi piccolo (le famose start-up) proponevano I loro prodotti. Ma erano cose da mangiare per lo più al momento, e perdipiù dolci. Sono stata lì 5 minuti e poi basta, ero solo curiosa.
Mentre tornavo indietro ho pensato di andare ad esplorare un paio di aree che attraverso sempre da sopra I ponti. Sotto passa la bike trail (piscta ciclabile) che corre lungo l’Allegheny. Ho fatto delle foto interessanti e sono tornata all’isola "Washington Landing", che in autunno è molto deserta, ma sempre bella. Ci sono tutte le ville dei ricchi ricchi (I giocatori di baseball, per esempio). L’unico locale dell’isola ha appena chiuso per l’inverno e riaprirà ad Aprile. Peccato, am capisco benissimo. Oggi non faceva freddo, am di persone ne passeranno per forza molte meno, quando sarà freddissimo.

Ecco un paio di foto, per darvi l’idea. Sono stata felice di questo “imprevisto”. Molto bello e una biciclettata facile e piatta. Quanto basta!