giovedì 28 novembre 2013

Thanksgiving: se non lo provi non ci credi

Vorrei solo ricordare che questo è il mio secondo Thanksgiving, ma che differenza!! L'hanno scorso è stato buffo, carino, ma quest'anno siamo su di un altro pianeta, un altro livello!
E mi viene in mente quando la mia amica Daui mi sgridava, quando mostravo distacco da questa festa Americana. Mi diceva che non capivo, che è una festa bellissima per loro, gli Americani. Mi diceva che dovevo essere più coinvolta! Ma non puoi capire certe cose, fino a che non le provi con le persone giuste, con la famiglia insomma. E quest'anno ho avuto modo di farlo davvero! Sto diventando sempre più Americana, o meglio: è una piacevole sensazione di riscoperta. Sto "ridiventando" Americana!
 Il mattino di Thanksgiving, dal nostro Hotel

Finalmente sento lo spirito di questa festa, e forse è anche perchè sono davvero piena di cose per cui devo dire grazie. Prima di tutto, per avere una famiglia (Italiana) come la mia. Poi, per avere tutti i cugini Americani, che sin dal primo giorno mi hanno accolto come se fossi veramente famiglia stretta. Poi per avere avuto la possibilità di provare sul campo (e più campi) di che pasta sono fatta. E questo era importante anche nei miei confronti, perchè volevo capire -e voglio tutt'ora- quanto eccellente posso essere, o quanto utile posso diventare, e quante belle cose posso creare. Tra le belle cose da creare includo anche le atmosfere, i momenti passati con gli amici, cene, chiacchiere... E la cosa più bella è che c'è sempre spazio per il miglioramento. Forse non potremo mai essere perfetti, ma potremo essere sempre migliori, giorno dopo giorno. (Caro P, è chiaro il concetto?!? Non scordarlo mai!)

Grazie, grazie, grazie!

E grazie di che?! Ora ve lo racconto.

Grazie per la sveglia prestissimo, visto che le sveglie delle cuginette continuavano a suonare dalle 6 del mattino in poi. Avevo le ossa rotte, dopo l'adrenalina dei giorni precedenti, ma appena sono uscita fuori, con un caffè bollente, ho visto una bellissima alba, ed è passato tutto il dolore e la stanchezza. Grazie!!!

Grazie per aver trovato la forza (grazie a Chi me l'ha data) di fare la Turkey Trot di Buffalo, 2013. 5 km sotto zero, coi cugini, e altre 14.000 persone, tutti a correre come matti, in una città dove ha appena nevicato e le strade sono pulite come il culo di un neonato. Provare per credere! "Come a Pittsburgh, uguale proprio..."
La gara è andata bene, l'ho fatta in solitaria, con il numero e nome del cugino capo. Non potevo fargli fare brutta figura! E comunque ho fatto bene, a parte il solito crampo che mi ammazza le ultime due miglia. Divento lentissima ed è un peccato, perchè potrei davvero andare veloce, ma il dolore è lancinante, come un chiodo. Poi appena smetto di correre, passa, ma nel mentre.... Porco cane!
Avevo addosso i pantaloni neri da ufficio, e poi una miriade di strati tra t-shirts e k-way. Avevo addosso anche la maglietta della Great race 2012. Poi il cappello coi pon pon, i guanti da neve, la sciarpa di Calvin Klein. Ero un misto di professionista e cialtrona, ma ho fatto la mia gara con onore, e con la peggior musica possibile, nell'Ipod. 
Alla fine della gara, siamo stati redirettati nella Convention Hall di Buffalo, dove servivano gratis snack, banane e birra. Io ho preso due bicchieri di birra alle 10.30 del mattino, perchè ci voleva proprio. È stato divertentissimo tutto, anche ritrovarsi coi cugini nel casino della hall, e poi tornare in hotel, per una doccia infinita e bollente. E che bella la T-shirt!
Grazie!
in tenuta da gara: corsa a -6° C

Grazie perchè lo scorso weekend pensavo davvero di aver perso l'iPod, ma in realtà era in una delle molte giacche. Grazie, perchè stavo già piangendo dal dolore fisico che provo, se perdo qualcosa. Sorellina, tutto bene quindi!!! E grazie ancora per il regalo!

Grazie perchè un amico mi ha prestato un libro, quello di Salinger, the Catcher and the Rye, che leggo con interesse senza sapere nulla del libro, nè di Salinger. Lo voglio prima leggere e poi studiare, con calma. Non ho nemmeno idea di cosa sia un catcher e neppure cosa sia il rye, ma non voglio scoprirlo, prima della fine del libro. Che resta una patacca di adolescenza, vista da un adulto. Una finta adolescenza, quindi, fatta di una non-storia raccontata dal protagonista, che non fa nulla di che e continua a ripetersi. Se togli tutte le ripetizioni, avresti mezzo libro. 
Ma è molto intressante, per me, e lo sto divorando, quando vado a letto e leggo. Grazie!

Grazie perchè siamo arrivati qui a Buffalo, nella tormenta di neve, e tutti i cugini (gli altri) e amici si sono preoccupati di sapere come stavamo e se eravamo arrivati bene. Tutto bene, grazie al cielo. E Grazie a tutti per il pensiero, e grazie per i numerosi inviti alle cene di Thanksgiving, da parte di amici e conoscenti che non volevano lasciarmi da sola. Grazie!

Grazie per le risate coi cugini, e il buon cibo di questi giorni. Anche se gli Americani stessi (lo leggo sui giornali) ne hanno le palle piene dei cibi tradizionali, io ho apprezzato, per la prima volta in vita mia, tutte le tradizioni possibili. La cranberry sauce, il tacchino, le mashed potatoes... Tutto è stato preparato con amore e simpatia, in maniera pregevole, io ho potuto proprio fare poco perchè tutto era preparato da altri. Ho dato una mano come potevo, portando anche dei dolci da Pittsburgh e scrivendo una letterina a ciascuna famiglia. Siamo cugini da tutto il mondo, ed è stupendo. Davvero stupendo. Grazie!
al museo

 al bowling


In cucina

E infine grazie per voi che leggete. 
Happy Thanks Giving!


sulla via di ritorno

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